FISCO – Codice ATECO 2019: cos’è e a cosa serve la classificazione delle attività
Se siete titolari di un’impresa o professionisti, al momento dell’avvio della vostra attività economica avrete notato sul certificato di attribuzione del numero di partita Iva il codice Ateco. Ma di cosa si tratta e a cosa serve? Entriamo nei dettagli e scopriamolo assieme!
Cos’è il codice Ateco?
Introdotto il giorno 1 gennaio 2008, in seguito ad un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, il codice Ateco si presenta come una combinazione alfanumerica in grado di identificare una determinata attività economica.
In particolare dovete sapere che le lettere indicano il macro settore, mentre i numeri servono a stabilire determinate articolazioni e sotto categorie. Ricordiamo, inoltre, che a partire dal 2008 tutte le imprese o professionisti con iscrizione al Registro delle imprese devono dichiarare quale tipo di lavoro intendono svolgere grazie alla dichiarazione di inizio attività. Quest’ultima viene svolta attraverso il modello AA7 se si tratta di soggetti diversi dalle persone fisiche, modello AA9 in caso di lavoratori autonomi ed imprese individuali. Grazie a questa descrizione, il Registro delle Imprese è in grado di definire il codice Ateco di pertinenza.
A cosa serve?
Una volta visto cos’è il codice Ateco, vediamo assieme a cosa serve. Ebbene, innanzitutto ricordiamo che è possibile vedere il proprio codice Ateco attraverso il documento rilasciato al momento di attribuzione del numero di partita Iva, oppure sulla visura camerale.
Estremamente importante per determinare i propri adempimenti dal punto di vista fiscale e contributivo, grazie a questo codice è possibile stabile se è possibile o meno accedere a determinati regimi speciali, ma anche contributi INPS, INAIL e altri adempimenti. In seguito alle novità introdotte nel 2019, ad esempio il codice Ateco serve a calcolare la flat tax partite IVA.
Nel caso in cui si tratti di un’impresa la cui attività riguarda più categorie Ateco, allora bisogna vedere quale delle due incide maggiormente. Se nessuna prevale sull’altra, allora si opta per il metodo top-down, ovvero si fa riferimento all’ordine gerarchico. In parole povere l’unità di livello più basso deve risultare coerente con quanto presente più in alto nella struttura.
Per finire vi interesserà sapere che a partire dall’anno scorso la Camera di Commercio ha deciso di adottare un nuovo metodo di codifica.per le imprese che non hanno altre unità locali, oltre ovviamente la sede legale. In questo caso, infatti, il codice viene determinato in modo automatico grazie la banca dati dell’Anagrafe Tributaria e poi reso noto attraverso la visura al pubblico.
Per le imprese con più unità locali, invece, viene attribuito dal Registro delle Imprese.